mercoledì 2 dicembre 2009

"If", il nuovo lavoro 'black' dell'artista catanese MARIO BIONDI


Anticipato dal primo singolo “BE LONELY” (in radio dal 30 ottobre), venerdì 6 novembre è uscito “IF”, l’atteso disco d’inediti di MARIO BIONDI , già disco di platino (con 70.000 copie vendute) in prenotazione.Pubblicato da Tattica ( dopo RENATO ZERO anche MARIO BIONDI ha scelto di non avvalersi di una major per la realizzazione del proprio album), “IF” contiene undici tracce inedite e tre classici della musica riarrangiati e rivisitati con lo stile inconfondibile dell’artista catanese. L’album è stato registrato tra Roma e Rio de Janeiro, masterizzato a New York e con il prezioso contributo degli archi registrati a Londra dalla Telefilmonic Orchestra London.
Da segnalare , a parer mio , l'" elegante " traccia "Something That Was Beautiful” , brano scritto per Mario Biondi da Burt Bacharach. Questa la restante tracklist dell’album:

“Serenity” (titolo originale “Sudden Senility” di H. Geller), “Be Lonely”, “Love Dreamer”, “Blackshop”, “If”, “I Wanna Make It”, “No Mo' Trouble”, “Ecstasy”, “I Know It's Over”(versione inglese del brano “E Se Domani” di Carlo Alberto Rossi), “Winter In America” (cover del brano di G. S. Heron), ”Everlasting Harmony”, “Cry Anymore”, “Little B's Poem” (cover del brano di R. Hutcherson), “Bon De Doer”.
Cosa ci comunica BIONDI con questo nuovo lavoro ,"If", dall'omonima canzone nel quale si invita a prendersi cura di se stessi, ad amare ogni attimo della propria vita, rallentando il tempo che ci investe. E' uno dei segni lasciati da questa voglia di pensarci su che Biondi mette nell'album dopo averla passata in rassegna nella propria testa. Un'opposizione dichiarata alle tendenze generali e generalizzate che rapidamente gli fanno dire: "di leggerezza e di superficialità ce sono anche troppe. Un po' tutti abbiamo bisogno di messaggi che ci coccolino un po' di più". Ed eccoli questi messaggi: l'inno alle cose belle della vita di "Serenity"; la narrazione delle belle melodie dalle quali è dolce farsi trasportare in "Blackshop"; il romanticismo di "I wanna make it"; l'estasi amorosa di "Ecstasy"; il preconcetto sdoganato in "Cry anymore" secondo il quale sarebbe la sofferenza l'unica via per esprimere l'arte; la felicità per la nascita di una nuova vita sulla terra". Non c'è spazio né per pessimismo, né per lamentele sul volto e nelle parole di Mario Biondi.

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