mercoledì 28 ottobre 2009

Il VINCITORE DEL SONDAGGIO SUL BLOG , Marino: "Prometto, non farò correnti"


Il chirurgo candidato: «Non voglio
posti e niente accordicchi. La mia
sarà una battaglia culturale» E adesso? «Vogliamo un rinnovamento


radicale del partito. Certo non farò mai una corrente, non voglio posti, non sono uomo da accordicchi; proporrò sei temi, e sosterrò chi ci sta. La nostra vittoria sarebbe dire basta con un partito di capibastone».
Una battaglia culturale, insomma, la battaglia dei diritti dei gay, della libertà di ricerca, delle staminali, della possibilità di adozione anche per donne single. Un Pd che non invecchia dibattendo della Binetti. Cita Le Monde, «hanno capito che siamo gli unici riformatori». Cita la mamma Valeria, ottantasettenne, che ha portato a votare in piazza Fiume, e alla fine lei dava più interviste di lui, «che bravo ragazzo, beh, sì, qualche volta discolo, ma come fa le punture lui…».

Ignazio le aveva appena fatto il vaccino antinfluenzale. Una scenetta tenera e buffa, la mamma che lo inseguiva per casa proprio al momento di uscire, il piccolo cane shitsu impazzito a correre di qua e di là, il figliolo paziente che prepara la siringa… Incarna una questione settentrionale, Marino, «siamo andati benissimo a Milano, Venezia, Torino», mentre al Sud poteva capitare, lo dicono nel suo staff, che agli incontri elettorali in qualche posto si facesse fatica a superare qualche decina di persone. Racconta Giuseppe Civati, in serata arrivato da Monza, che una vecchina durante uno dei suoi viaggi siciliani gli ha confidato «ma ‘stu Marino chi è, ‘nu democristiano? Io la Dc non la voto».

Insomma, non era conosciutissimo. Così la soddisfazione ora è doppia. Michele Meta: «Non siamo più una mozione a macchia di leopardo, siamo in tutta Italia!». Paola Concia: «Che strizza, che c’ho». Telefona Bettini. Fuma Scalfarotto. Filma Diego «Zoro» Bianchi. Anima Rosa Calipari. Ignazio: «In tv prima di questi ultimi giorni quasi non ci finivo», poi per finirci c’è voluta una lettera a Sergio Zavoli. Il resto l’ha fatto, con armi antiche, il terzo uomo, che ha perso 15 chili ma conserva una risata alla Fabrizi. Bersani e Francheschini oscuravano il confronto a tre sul semiclandestino Youdem? Marino andava a ripetere alla Garbatella le stesse cose che l’avevano visto, probabilmente, vincere in tv. I due sfidanti in testa sceglievano Piacenza e Castellammare per l’ultimo giorno? Ignazio se ne stava proprio nella contestatissima Roma, la città dello scandalo del governatore della Regione. Nanni Moretti preferisce Franceschini, Ignazio incarna l’Italia meno politichese di Paolo Virzì, il regista di «Ovosodo», che l’ha votato.

L’hanno sostenuto uomini imprevisti, Pietro Ichino, Moni Ovadia, assai deluso da Veltroni, l’industriale Pasquale Pistorio, sedotto dal comune no al nucleare. L’ha irriso Massimo D’Alema, «Marino è un mio collaboratore che s’è preso la libertà di candidarsi». E’ notte quando, abbracciando gli sfidanti nella sede del Pd, Marino può ripetere «anche a me piace la vela, ma le barche piccole su cui ho imparato da piccolo a Genova, le derive». Non il Pd alla deriva che hanno costruito gli altri.
fonte LA STAMPA

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